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Interviste a professionisti

Intervista a un giovane architetto

POSSIBILI EVOLUZIONI 

Ecco il resoconto del II incontro del gruppo “medicina, sanità e sport”, svoltosi lunedì 29 novembre 2021, con la lista dei contesti che il gruppo sta decidendo di esplorare.

Questa volta ci incontriamo di lunedì, a via Livenza, con l’obiettivo riprendere il discorso avviato e definire i contesti di lavoro da esplorare.

Partiamo dalle professioni sanitarie(medicina legale, ginecologia, ostetricia, fisioterapia, logopedia) e le guardiamo prendendole meno per scontate. Ci rendiamo conto che quello che appassiona in modo trasversale di queste professioni è l’idea di “risolvere problemi” e “scovare e investigare le cause” … un po’ alla “Dr House”. 

Parliamo poi delle preoccupazioni di chi è intenzionato ad intraprendere la strada del medico: “per fare il medico ci vuole un lungo percorso di studi e tanto impegno, non so se je la faccio!”; “mi hanno detto che prima dei 30 anni non hai una stabilità economica e non puoi essere indipendente dalla famiglia”. 

“Mia cugina dice che per fare il medico legale ci vuole fegato. Io avrò fegato?” se lo chiede una studentessa e ce lo chiediamo tutti. 

La questione di “avere fegato” accomuna tutti: ha fegato lo psicologo che ascolta i problemi delle persone? E chi lavora con i bambini con problemi? E l’ostetrica in sala parto? E i ballerini e gli sportivi che vogliono vivere della loro passione e rischiare una carriera in quest’ambito senza avere un piano B? 

Ci diciamo che il “fegato”è il rischio d’imprendere e di desiderare, di investire per costruire il proprio futuro. Si va meglio se ci si attrezza di competenze!

Nella vita si può imparare a fare tutto e la paura di non farcela la si sconfigge mettendosi in gioco: prima di imparare ad andare in bicicletta si è spaventati di salirci sopra, prima di dare un bacio al proprio ragazzo o ragazza si ha paura di farlo, di rischiare… ma non farlo è non mettersi in gioco, rinunciare ai propri desideri e a farsi le competenze necessarie per sostenerli.

Poi c’è un terzo ingrediente che chiamiamo in causa dopo “fegato” e “competenze”: la creatività. Le professioni tutte, anche quelle sanitarie e mediche che sembrano immutabili nel tempo, hanno bisogno di innovazione, di professionisti che creino, sviluppino e offrano servizi al passo con i problemi che incontrano.

“Come cambiano e si innovano le professioni mediche e i lavori nel campo dello sport, di che questioni si occupano oggi, che mercato hanno”? Con queste domande decidiamo di organizzarci per parlarne con i professionisti del settore. 

In questo senso stiamo progettando le seguenti attività.

Nell’area della medicina di:

  • incontrare una giovane specializzanda in chirurgia toracica e visitare il reparto di chirurgia toracica dell’Ospedale Sant’Andrea; 
  • intervistare la madre di Sara circa la sua esperienza nel laboratorio di analisi del Pertini; 
  • intervistare la cugina di Francesca, dottoressa in medicina legale, per chiederle di più della responsabilità che sente nel suo lavoro;
  • visitare un consultorio e intervistare dei ginecologi che vi lavorano.

Nell’area logopedia di:

  • incontrare professionisti che si occupano di bambini con problemi di educazione, comprensione e di linguaggio; 
  • Laura diceva che avrebbe chiesto alla cugina maestra se possiamo intervistarla;
  • organizzare una intervista ad un logopedista.

Nell’area dello sport di:

  • organizzare una intervista ad un fisioterapista;
  • organizzare una intervista a degli sportivi;
  • Mattia diceva che ragionava sulla possibilità di intervistare il suo allenatore di Boxe.

Studenti: Quali criteri e competenze pensa che sono importanti per svolgerla in maniera eccellente la sua professione?

Architetto: Ci deve essere una certa sensibilità nei confronti del cliente e sensibilità nei confronti dello spazio, quindi cercare di capire quali sono le richieste da parte del cliente e capire come trasformarle poi nello spazio. E’ importante anche avere una certa preparazione: più architetture conosci e più soluzioni riesci ad avere.  Se penso alla creatività, che molto spesso si confonde con la bizzarria, mi piace citare Bruno Munari che ha lavorato molto con i bambini e che dice che la creatività parte dalla conoscenza, quindi chi è veramente creativo è chi conosce. Più hai dentro al tuo bagaglio personale tanti esempi e tanti architetti che ti formano e più riesci a rielaborarli per proporre idee creative al cliente. Poi ovviamente è importante anche essere sempre aggiornato su quelle che sono i vari aggiornamenti burocratici, amministrativi. Quindi secondo me la prerogativa importante è che si è appassionati dell’architettura e che si riesca a fare qualcosa con le persone e per le persone

Studenti: Quali sono quindi criteri da avere in mente?

Architetto: Dobbiamo pensare alle persone che ti chiamano per un lavoro. L’architetto deve avere chiaro il committente, ascoltare le richieste del committente è un elemento fondamentale per la buona riuscita di un progetto. Io ho fatto un progetto che per me è stato molto importante subito dopo la laurea e per me il complimento più bello è stato proprio quando la proprietaria di casa mi ha detto “non sai quanto mi piace e quanto aspetto quell’ora dopo pranzo in cui arrivi la luce sul balcone della cucina ed è uno dei momenti preferiti della mia giornata perché li prendo benissimo il caffè”. Forse è una cosa stupida, piccolissima però dare una gioia per un raggio di sole studiato bene a una persona che beve il caffè 5 minuti della giornata in cui sta in pace in uno spazio che hai organizzato tu significa che hai saputo cogliere i desideri e aspettative del cliente. Quella è la riuscita, vuol dire che hanno funzionato bene i tuoi criteri, sono stati efficaci. 

Un’ultima domanda, mettiamo che uno studente liceale che sta pensando di iscriversi ad architettura non sappia fare le tavole, non sappia disegnare bene. È un problema?

Architetto: L’ università impone che il primo anno si impari a disegnare a mano, ciò che è possibile anche disegnare al computer. Io l’ho capito dopo che la mano disegna quello che la testa pensa, il rapporto è molto diretto e capisci molto di più le cose, purtroppo lo schermo è un intermediario tra te e la mano e quindi fai più fatica. Io ci sono arrivata tardi, adesso se faccio un progetto non posso mettermi subito al pc, devo disegnare a mano per capire lo spazio. Penso che questa cosa si stia iniziando a coglierla, vedo che molti colleghi si trovano d’accordo con me su questo. Ovviamente la digitalizzazione serve per un secondo momento quando devi confezionare il progetto, vai veloce con il computer. Non dico che non è importante, anzi, ma è molto importante anche avere confidenza con la mano, anche perché architettura vuol dire saper misurare, lo spazio si misura e quindi disegnare a mano ti permette di dare una misura.

Grazie architetto e in bocca al lupo per il suo lavoro!

Architetto: Crepi e in bocca al lupo per il vostro futuro.

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