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Intervista agli studenti

Come ho scelto la professione del fotografo

Mi chiamo Marica Galante sono una studentessa del liceo Tito Lucrezio Caro e sono appassionata di fotografia. All’interno del Progetto “Futura”, mi sono interessata dell’esperienza lavorativa di una mia compagna di scuola, Victoria Domenici, nell’ambito della fotografia, professione su cui una volta concluso il liceo anche io sto pensando di investire. Confrontarmi con Victoria Domenici, in arte Vi, mi è stato molto d’aiuto perché sono ancora indecisa su ciò che farò in futuro e sul ruolo che la fotografia potrebbe avere nella mia vita.  L’ho intervistata chiedendole di parlarmi del suo lavoro nell’ambito della fotografia, di come avesse iniziato e come si stesse formando, come conciliasse scuola e lavoro, che progetti avesse per il futuro. È stato un’intervista interessante di cui condivido una sintesi nell’ipotesi che possa essere d’ispirazione per altri studenti come lo è stata per me.

Ringrazio Victoria Domenici per aver consentito alla pubblicazione dell’intervista questa è la pagina Instagram dove potere consultare i suoi lavori…. 

Potresti raccontarmi di come hai cominciato a scattare?

V. “Mi hanno regalato la macchina fotografica l’estate del terzo superiore e da lì è cominciato tutto”. Ho cominciato a fare foto, all’inizio ad amici o comunque a persone vicine. Una volta ho fatto foto al compleanno di una mia amica, e da lì poi alcune persone che stavano al compleanno, specialmente le ragazze che avrebbero dovuto fare il compleanno successivamente, hanno cominciato a chiedere di fare le foto, e così è iniziato un vero e proprio lavoro. 

Come sei riuscita a conciliare scuola e attività professionale?

V. “In questi anni di scuola, fare le foto e studiare è stato un po’ difficile ecco. Infatti io il più delle volte utilizzavo i periodi festivi quindi le vacanze di Natale, di Pasqua e soprattutto l’estate. Durante l’anno faccio le foto per i compleanni, se ho qualche progetto personale chiamo e mi organizzo io, però fare comunque foto su prenotazione o cose varie è un po’ difficile durante l’anno. Io so che questa è una cosa che farò sempre, però non sarà il mio unico lavoro, sarà accompagnato da altro, vorrei insegnare. Quindi studierò all’università per insegnare italiano, latino e greco e continuerò anche a studiare fotografia. Non è facile soprattutto quando si è giovani guadagnare con la fotografia soprattutto in questo periodo di stallo, io, in questo periodo, mi sono esercitata un po’ più su l’editing delle foto”. 

Come ti sei formata a scattare e come è stato il rapporto con i primi clienti?

V.  “Ho fatto un corso di fotografia, è durato praticamente un mese. L’ho fatto insieme ad un fotografo per capire come utilizzare la macchinetta perché comunque ci sono molti parametri che bisogna tenere sotto controllo quando si fanno le foto. Insieme a lui, abbiamo inquadrato quale poteva essere lo stile, anche di taglio fotografico diciamo, che poteva piacermi di più, anche se queste cose poi vengono da sé. Poi non saprai mai chi ti verrà a chiedere di fare le foto; io ad esempio ho lavorato con un cast di attori che facevano una rivisitazione di una sorta di concerto, e non mi sarei mai immaginata di fare fotografie in un backstage, quindi credo sia importante non precludersi mai niente, buttarsi nell’esperienza soprattutto le prime volte, anche per farsi conoscere. Poi lavorando con diverse persone impari come approcciarle, perché questo è un lavoro in cui è importante costruire rapporti e non sai chi incontrerai, quindi devi essere brava a socializzare… anche perché non fotograferai sempre modelle ma anche persone normali che si possono un po’ vergognare. 

Durante gli shooting ti sei sempre trovata bene con le persone che fotografavi?

V. “Le prime volte mi facevo andare bene tutto perché comunque non hai la sicurezza su quello che fai, quindi ad esempio anche a livello di prezzo…rischi di farti sfruttare un po’ ecco, è la verità più che altro perché non hai chiaro tu per primo qual è la tua offerta, a che condizioni sei disposto a lavorare e a condizioni non sei disposto a farlo. Però poi man mano che prendi consapevolezza e vedi che quello che fai è fatica cominci un po’ anche a selezionare.

Io ti ho conosciuta su Instagram. Come hai iniziato a promuoverti? 

V. “Sì io ho iniziato con quella pagina e per aprirla ci ho messo tanto, avevo problemi legati all’insicurezza, perché mi sentivo molto insicura, era una cosa che non avevo mai fatto, e quindi avevo paura. Io ho iniziato postando foto fatte ad amici, parenti, cugini, cani. Tutti quanti sono stati modelli per me e grazie a loro ho fatto queste foto meravigliose e ho cominciato postando quelle. Da lì sono arrivate le prime richieste, soprattutto per i compleanni, all’inizio amici, però dopo amici di amici e così via, così comincia il giro.”  

I tuoi genitori ti hanno sostenuta quanto gli hai detto che avresti iniziato a lavorare prima di finire gli studi?

V. “Va detto che la macchina fotografica me l’hanno regalata loro e non è poco. Per quanto riguarda il lavorare si sono messi un po’ l’anima in pace, nel senso che loro sanno che qualunque cosa mi metto in testa alla fine riesco, non farò solo fotografia, non farò solo insegnamento, farò tutte e due le cose insieme e speriamo che sotto i ponti non ci vado ad abitare ecco”.

Grazie mille delle risposte. Per concludere l’intervista vorrei chiederti di parlami dei tuoi progetti per il futuro.  

V. “Per il futuro non so. Da sempre ho la passione dell’insegnamento, tant’è che io all’università studierò appunto Lettere classiche. La scelta universitaria rispecchia quello che vorrei fare ma la fotografia è una passione che rimarrà, in cui continuerò a formarmi e porterò avanti progetti che ho iniziato”.

Grazie mille e in bocca al lupo per i tuoi progetti.

Intervista a cura della studentessa Marica Galante

# Studente intervista studente

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La domanda più importante alla quale noi studenti siamo chiamati a rispondere è “Che farai dopo gli esami?”. Il problema è che, spesso e volentieri, la risposta che daremo a questa domanda influenzerà la nostra vita in modo irreversibile quindi è importante essere sicuri della risposta data.

Ciao, io mi chiamo Stefano Stirpe, attualmente sono al quinto anno del scientifico scienze applicate e oggi voglio raccontarvi come sono arrivato a rispondere a questa domanda.Innanzitutto c’è da dire che io scelsi lo scientifico perché ero sicuro che, da grande, avrei studiato scienze naturali.

Durante il terzo anno la mia visione è cambiata, cioè mi piaceva ancora scienze ma mi sono reso conto che non mi sarebbe piaciuto intraprendere quel percorso di studi. Comunque ero tranquillo, in fondo pensavo che con il tempo le cose si sarebbero chiarite. Nel quarto anno iniziai a valutare l’idea di fare architettura, in quanto, fin dalle primissime tavole di disegno tecnico che feci alle medie, sono sempre stato portato per il disegno tecnico e a pensarci bene non mi disturbava passare ore e ore su un foglio per finire una tavola. Infatti proprio nello stesso periodo ho iniziato a pensare che l’università andava vissuta con tranquillità e architettura mi sembrava la scelta migliore, per me, sotto quel punto di vista.

Il mio pensiero si modificò ancora quando ci fu la quarantena. Infatti, dal punto di vista della mia crescita personale, quel periodo fu estremamente importante per me. Mi resi conto che fare tavole non mi pesava ma non mi portava ad una soddisfazione più profonda del “ho finito il lavoro e mi è venuto bene”. In quel momento iniziai a sentire il peso della domanda “Che farai dopo gli esami?” e sentivo che le mie risposte non erano accurate. Iniziai a pensare che forse andava bene così, che non era un problema e così smisi di pensarci fino ad un giorno in cui vidi un video di un tizio che, utilizzando dei software di grafica e di modellizzazione 3D faceva illustrazioni e cose varie. Ne rimasi immediatamente affascinato e per i successivi tre giorni continuai a vedere video del genere su YouTube. Dato che in quel periodo avevo tempo iniziai pensare che mi sarebbe piaciuto provare a fare qualcosa di simile. Cosi iniziai a disegnare e a studiare vari stili di disegno. Ero molto soddisfatto dei risultati e dopo un po’ il disegno divenne un mio hobby ma ancora non mi bastava, io volevo usare i software di grafica. Cosi comprai una tavoletta grafica da ottanta euro consigliata per iniziare, la Wacom Intuos Small, e scaricai un programma gratuito ma molto buono a mio giudizio, Krita. Mi ricordo che per imparare ad usare la tavoletta grafica in maniera “decente” ci impiegai  buona parte dell’estate e anche qualcosina in più, era come se tutto insieme mi fossi scordato come tenere in mano una penna. Ciò era dovuto al fatto che la tavoletta non aveva lo schermo, ma andare a spendere subito più di trecento euro, minimo, per una con lo schermo mi sembrava un azzardo. Comunque ci feci l’abitudine e quando, dopo mesi passati ad esercitarmi e a studiare il programma, finii il mio primo disegno ero più che soddisfatto, mi sentii vivo.

Dopo tutto ciò iniziai ad informarmi per studiare architettura alla Sapienza, ma non mi sentivo soddisfatto quando pensavo che avrei passato gran parte del mio tempo a fare progetti e a studiare per diventare architetto togliendo tempo al disegno digitale, il quale, per me, a livello di importanza, aveva raggiunto il Basket.

Cosi iniziai ad informarmi sulle figure professionali che lavorano con la grafica, i Graphic Designer, e scoprii che esistevano dei corsi, ma scoprii anche che, nella sede di architettura della Sapienza si può studiare per diventare Graphic Designer laureandosi alla facoltà di Design e poi iscrivendosi alla magistrale  di Design Multimediale.

Quindi alla domanda “Che farai dopo gli esami?” io rispondo “studierò design per diventare un Graphic Designer”. Certo non so ancora in che ambito specializzarmi ma per il momento è una risposta più che sufficiente.

A questo punto mi potresti dire: Ok Stefano, la storiella che  hai raccontato è carina, ma io come posso rispondere? Beh non lo so, io ti posso suggerire di provare come ho fatto io, ovvero di restare curioso e di approfondire i tuoi interessi in modo che quando troverai qualcosa che davvero ti interesserà, potrai cercare di capire come si potrebbe applicare nel mondo del lavoro.

Stefano Stirpe 6/01/2021

# Studente intervista studente

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